La grandine del venerdì sera è tutta nostra, stiamo salendo verso il paese di Fosse per trovarci con quattro speleo di Forlì, anche se uno è di Ravenna, la famosa "Compagnia del Budello". Sono con Giorgio e stiamo ascoltando l'Avvelenata di Guccini, le strade sono un torrente in piena, l'acqua esce da tutti i posti e scivola verso valle portandosi dietro i sogni degli uomini di dominarla, Giorgio dice che c'è un problema alle fogne....io penso che domani ce la ritroveremo tutta dentro... Fosse, per noi speleo esiste solo perchè esiste il bar all'Ombra dove prendere una Prugnetta prima di pensare a quel che si deve fare, e infatti eccoci seduti dentro davanti alle nostre amate Prugnole, come dice Matteo, a fare amicizia. I ragazzi, per me nuovi amici, si rivelano subito dei compagni con cui andare d'accordo, con quel loro tocco di Romagna che ti mette subito allegria...c'è Emmenthal tutto piadine amore e fantasia, Collina che se non fermato sarebbe entrato in Preta con un sacco da 17 kg, Omino Bianco, tipo tranquillo ma con due coglioni così e Matteo degno presidente di un gruppo così vario. Il nostro intento...puntare al fondo di quella che è considerata la madre di tutte le grotte, ma il nostro non è solo un giro di piacere, perchè abbiamo anche in programma di disarmare il fondo fino al pozzo Bologna, rifare il rilievo del vecchio Trippa, che non è un anziano signore con problemi di linea ma un ramo fossile secondario che parte alla base del pozzo Bologna stesso, e se avanza tempo esplorare la zona dove sembra ci possa essere un nuovo proseguimento della grotta. Intenti ambiziosi ma non impossibili. Il padrone del locale ci viene a dire che a breve chiude, si fanno altre due risate e poi si sale fino alla malga. E' forse la prima volta che salgo verso il Corno d'Aquino senza apprensione o preoccupazione, mi gusto tutto dall'inizio alla fine per poterlo ricordare dopo, la strada bianca che ci scorre sotto, le vacche al pascolo che sdraiate sull'erba non fanno caso alla pioggia che cade, Verona dall'alto...la Spluga della Preta vicino...siamo tutti fuori dalla malga, "Malga Preta de Soto" per l'esattezza, a prendere freddo, a svegliare i nostri istinti di sopravvivenza, a respirare vita... La voglia di fare casino è tanta, una crostata, una bicchiere di recioto bianco elevato alla voglia di libertà, un brivido di consapevolezza lungo la schiena....signori tutti a nanna, domani siamo speleo. La notte passa incredibilmente tranquilla, dormo pacifico fino alla mattina nella tenda montata al piano superiore della malga, nella zona notte....bizzarro dormire in una tenda quando si è in una stanza, ma a mio avviso i materassi presenti in quel posto hanno troppe bestiole da presentare...comodità, la tenda, secondo me accettabile. Il vento e l'acqua di poche ore prima hanno lasciato il posto ad un cielo pulito e sereno, l'aria è ancora fresca, e la vita attorno alla malga scorre immutata. Si mostra ai nostri ospiti il Baldo, sicuramente roccia che avrebbe voglia di raccontare molte storie di grotte, ma troppo scomodo da raggiungere come posto per riuscire a sentirle raccontare. La croce del corno D'Aquino, il Corno Mozzo, la val d'Adige appena più in là....il traliccio.... La nostra, per fortuna, demenza pre-senilità lascia spazio alla gioia di fare e di vivere, un pipistrello aquilone di stoffa vola sopra le nostre teste nella brezza della mattina ormai inoltrata....il Bat-segnale, la Preta ci aspetta. Ora i visi sono segnati da qualche cosa di diverso, attenzione, pensieri, eccitazione, sintomi diversi ma che ci accomunano in quello che stiamo per fare....è l'emozione che batte nel petto che ci dà la voglia di essere lì, aggrappati ad un "filo" mentre eccitati di vita guardiamo verso il basso, il giorno che non la sentiremo più, noi saremo morti.... La corda è attaccata al traliccio, il telo steso, qualche metro più in basso, all'inizio della nostra piccola avventura armiamo il frazionamento di dolina, sono con il mio amichetto Giorgio, forse l'abitudine aiuta, il 131, il primo pozzo, piace sempre di più. Scendendo probabilmente dico a Giorgio le stesse cose di sempre, sorrido dentro di me ripensando che ogni volta uscito mi ripeto che è l'ultima, ma eccoci qui, contento di esserci....La prima vera libera della giornata alla base del pozzo, ce ne saranno molte in seguito, arrivare al campo base, meta della giornata, necessita di parecchia strada. Con noi dovevano scendere anche due ex corsisti, accompagnati da noi per un paio di pozzi sarebbero tornati indietro da soli...per diversi motivi sono arrivati tardi ed entreranno da soli, forse siamo stati troppo incoscienti a lasciarglielo fare, speriamo vada tutto bene...è un pensiero che mi accompagnerà fino all'uscita.... Sul secondo pozzo, il Centootto, pozzo che io chiamo amico mio, ri-imparo che l'attenzione è importante, stavo per calarmi con il discensore aperto...strizza di culo, manovra riparatoria, archiviazione mentale del fatto sotto la voce, cazzata...le esperienze se non uccidono, fortificano! Alla base di questo, per me pacifissimo pozzo, ci fermiamo ad attendere gli altri, facciamo il punto della situazione e restiamo in silenzio, parla la grotta....da qualche metro più in alto arrivano le prime voci, le prime luci,le prime persone, mano a mano che scendono e si dispongono spontaneamente sui cinque frazionamenti del pozzo si assiste alla sua illuminazione,siamo in tanti, amico mio riesco a vederti proprio bene oggi... Una volta tutti riuniti si decide di formare due squadre con in testa Giorgio ed io conoscendo la strada, qualche minuto di distacco, ci si ritrova in sala Paradiso...Lungo il tragitto cerco, come una guida turistica degna di tale nome, di mostrare parti e nomi forse già sentiti, la Cassa da Morto, Sala Spugne, il caposaldo numero sette da tenere a destra, Sala Cascate, fino ad arrivare al pozzo Ottantotto. Qui il pensiero va come sempre a Marisa Bolla precipitata mentre risaliva le scalette nella parte finale del pozzo, il racconto della corda di sicura tolta, il terrazzo dove il suo corpo si è fermato e ha trovato la sua fine...la targa in sua memoria...ogni volta che passo di lì, con la corda già montata sotto il frazionamento del terrazzo, mi fermo, alzo gli occhi, le faccio un segno, le chiedo di seguire questi ragazzacci che si muovono in grotta e le prometto un fiore, un giorno giuro che gl'e lo porterò... Una volta tutti alla base del pozzo mettiamo da parte le nostre pretese di discesa, i tre grandi pozzi sono stati percorsi, per ritrovare qualche cosa di altrettanto degno dovremo sudarcela... la strada che porta a Sala Cargnel e subito dopo sala Paradiso, luogo dell'incontro, è caratterizzata da meantri, strettoie e sali scendi tutt'altro che comodi...il sacco di certo non aiuta ma grazie a Dio siamo ancora belli freschi e passiamo che quasi non ci si accorge....arrivati in Sala Cargnel, crocevia di diramazioni, cerco di valutare il grado di acqua che troveremo in grotta, apparentemente l'acquazzone straordinario della sera prima sembra non aver fatto grossi danni, danni in effetti non ne ha fatti, ma sulla via del ritorno, due giorni dopo mi sono accorto in altri punti come il livello fosse notevolmente calato... Nella stessa sala faccio anche notare che del soffitto arriva l'acqua direttamente dal primo pozzo, infatti il 131, comunica direttamente con Sala Cargnel attraverso il Pozzo X, le vie del silenzio ed il Pozzo della Luna...peccato vi siano anche dei meandri talmente stretti da far passare la voglia solo di pensare di transitare per di lì... Arrivati al luogo del ritrovo leggo nei volti dei nuovi amici un po' di apprensione, di tensione....la fessura da novanta metri, tranquilli questa fessura tanto decantata e temuta è una autentica cagata, avanti c'è sicuramente di peggio! Terribile retaggio di un passato abbastanza recente questo passaggio, per chi gli arriva davanti per la prima volta, rappresenta il vero punto ostico della grotta...ma questi racconti appartengono alle persone che passando di qui hanno fatto la storia, persone che per questa strettoia hanno trasportato scale e corde pesanti, sacchi ingombranti, pensieri segreti solo sussurrati in qualche goccia di sudore che scendeva dagli occhi...oggi noi di qui passiamo con il nostro sacco della domenica, equipaggiati di tutto punto, cerchiamo di avere un po' di dignità,per il rispetto nei confronti di chi è passato molto prima di noi, non ci possiamo permettere di far fatica. In effetti un po' di fatica la fai, ma man mano che di lì ci passi impari a riconoscere i passaggi, gli speroni di roccia dove appoggiarti, dove riposarti....alla forchetta rossa, simpatico segnavia locale si deve scendere sulla parte inferiore della fessura, forse il tratto più stretto, sicuramente più bagnato, più fastidioso....e quando pensi che questo bagnato meandro non abbia mai fine, le pareti si allontanano fra di loro, vuoi vedere che siamo in Sala Boegan...sbuchiamo sputati fuori dalla parete come alimento non gradito, sbattuti, bagnati ma ancora interi...L'ambiente è abbastanza umido, l'acqua alle pareti ti fa passare la voglia di fermarti a riflettere su dove stai andando e saltando da un sasso all'altro arrivi ad una corda che ti guarda, il discensore ancora ben saldo al tuo imbrago ha un gemito, si ricomincia a scendere...in effetti da qui in avanti la progressione è abbastanza monotona, intervallata di continuo da pozzi seguiti da meandri che diventano strettoie che ritornano pozzi...ed è così che ci culliamo nella discesa del pozzo Frastuono con la voglia di arrivare in Sala Serpente, per poi correre verso il cunicolo che ti fa apparire davanti il "Rosso", famosa concrezione comunista che resiste da tempi immemorabili e incanta qualunque persona arrivi a trovarcisi di fronte...cinque minuti di contemplazione sono d'obbligo, anche perchè di concrezioni, non se ne trovano molte in questa grotta...aggirato il maestoso ostacolo dopo alcuni passi si arriva alla botola che ci spalanca ulteriormente i segreti cunicoli di grotta Preta...ci infiliamo fiduciosi, sicuri che il gioco non è affatto finito anzi si sta facendo interessante...interessante perchè ormai avvezzi a pozzi, meandri e fessure saliamo di livello per affrontare quello che forse è il punto meno gradito, il passaggio acquafresh...non vi sono alternative che ti vengano incontro se vuoi procedere con la tua progressione, devi inesorabilmente sdraiarti e infilarti in quel buchino con il fondo di acqua corrente, due sono i canoni di valutazione una volta passato...o mi sono bagnato poco o mi sono bagnato tanto...ricominciamo ad insinuarci sempre più in viscere che sembrano non finire mai verso qualche cosa di più divertente, il Pozzo del Chiodo, finalmente una calata che sia oltre i trenta metri, non per questione di sboronaggine, ma solo per mostrare una volta risalito, le mie amate pulegge dilaniate sotto lo scorrere inesorabile della corda insensibile. Il chiodo è un pozzo di tutto rispetto, un ambiente ampio, largo, onestamente cazzuto, forse dopo tutte quelle fessure siamo un po' disabituati a questi spazi, a queste correnti d'aria che nel vuoto che arriva dal buio fanno echeggiare questi ambienti in maniera surreale...i deviatori su questo pozzo, rendono la vita facile, a chi non si vuole bagnare dall'acqua che scivola fuori dal profilo della roccia qualche metro più in basso, ora il cordino del primo deviatore è stato cambiato....una volta, sostenuti ai pochi trefoli di quello vecchio aspettavi solo lo schianto a parete!!! La comitiva si muove bene, la stanchezza comincia a farsi sentire, ma non ci si pensa considerando il fatto che la strada da fare è ancora parecchia.... E' la seconda volta che scendo questo pozzo, fra un po' anche per me la Spluga della Preta sarà pura incognita, luoghi mai visti prima, curve che nascondono dietro una via mai percorsa, più di altre volte la cosa mi affascina, mi sento bene, sono sereno, la mia esperienza mi fa pensare che tutto è possibile, anche uscire Lunedì! La giornata promette bene, alla base del pozzo trovo fra i sassi una chiave da armo con ghiera di tutto rispetto, raccolgo, ringrazio e vado avanti... Proseguiamo in quello che viene chiamato "il meandrello" che è un meandro-fessura pacchetto completo, nel senso che per percorrerlo ti devi ricordare ad un certo punto di risalire e proseguendo in opposizione by-passare una rognosissima strettoia che per la presenza di acqua può diventare fastidiosa...forse la moglie un giorno leggerà queste confuse righe quindi non mi sembra il caso di dire chi, al ritorno, in preda ad un attacco di "preferisco passare sotto perchè non credo sia comodo passare sopra" nel tentativo di avanzare stava affogando...come sono esagerato, col senno di poi, la scena dall'alto non era niente male! Il Pozzo Gonnella ti appare davanti quasi distratto, lo guardi di sfuggita è quasi un pozzo che non ci dovrebbe essere, non perchè lungo o particolarmente difficile solo non te lo ricordi, sia in discesa ma soprattutto in salita...gli ultimi saltini ti conducono al privè di Sala Bertola, dove, risalendo una colata enorme di calcite, arrivi in una zona riparata dalle correnti che risalgono la grotta e dal freddo che porta l'acqua che invece la grotta la scende...da qui in poi per me è tutto nuovo, è tutto un sogno da scrivere...come entrare in grotta da adesso... Tutto è visto per la prima volta, cerchi di osservare come si muove la persona che hai davanti, per imitarla se passa indenne o migliorare i movimenti quando invece in passaggio è stato da dimenticare, non c'è niente da fare, oltre quello che i miei occhi riescono a mettere a fuoco, non ho la minima idea di cosa ci possa essere...rabbrividisco di piacere...il meandro, o come hanno fatto notare in seguito i ragazzi di Forlì, la rognosa fessura, non è molto lunga e solo un punto può dar veramente fastidio a gente con il girovita impegnativo...qualche passo e...signori l'odore del vuoto, il suo respiro, il suo sapore, sapore di Pozzo Torino....qui le dimensioni tornano ad essere importanti e personalmente l'attacco di partenza di questo pozzo è il più bello e strizzapalle che vedrò durante la gita...non lo voglio descrivere ma solo imprimere bene nella memoria per poterlo avere sempre in mente, talmente bello da non poterti far paura...al terzo frazionamento di questo pozzo, dopo aver pendolato alla parete opposta, il tipo che ha armato la prima volta si è sicuramente divertito, prima di scendere è consigliato attaccare una carrucola su una seconda corda che passa lì vicino, questo perchè mano a mano che scendi, la detta corta ti sposta dal naturale tiro verticale, e ti scansa quel tanto che basta, per non scendere direttamente dentro la cascata del pozzo...meglio ricordare che a cinque gradi di temperatura e a meno seicento metri di profondità, meno ti bagni e meglio è... Giorgio ripete che ormai siamo arrivati, che non manca molto, solo una ulteriore fessura, un ultimo sforzo...le parole aiutano, da tempo ti chiedi quanto è lunga questa grotta, quanto si deve ancora scendere prima di arrivare...è con questi pensieri che passi l'ultima fessura della giornata, quasi senza accorgertene, sai che manca un solo pozzo, tutti dicono il più bello della grotta, staremo a vedere...Quando quasi distrattamente ti compare davanti il nodo Coniglio di partenza, attacco sicuramente comodo, assicuri la tua longe e la tua vita, al traverso, muovi qualche passo, afferri la corda che scende per infilarla con modi consumati nel discensore e guardi giù, l'unico pensiero che ti passa per la mente, vedendo le luci dei caschetti che danzano alla base del pozzo è solo uno...è impossibile che siano solo sessanta metri...mentre scendi capisci perchè la gente dice che il Pozzo Bologna è il più bello, maestoso nella sua imponenza, non ha la potenza devastante del 131, ma l'eleganza del pensiero più bello, che ti passa nella mente pensando alla felicità, si perchè mentre scendi avvolto dalle pareti sedimentarie del pozzo, che sembrano volerti abbracciare, guardi in avanti, guardi in giù, verso la forra, verso Sala Nera, ancora lontana ma sempre più vicina... Arrivati al punto più profondo della giornata, cominciamo a risalire una serie di traversi che aggirano il naturale scendere della grotta, e salgono di una ventina di metri...ventina di metri, fatti di sei o sette frazionamenti con i piedi che a fatica cercano di staccarsi dal fondo argilloso, molto argilloso, delle pareti... Giorgio vaneggia, non ha ben presente dove sia il campo, spero stia solo scherzando, certi sguardi omicidi non sono proprio scherzosi!!! Fatto rifornimento di acqua, passato un traverso in libera su di un pozzo di una trentina, forse quarantina di metri, scesi tre metri e camminato per trenta...giuro, abbiamo davanti l'ultima corda della giornata...le urla di gioia, ma soprattutto di stupore, di chi mi precede mi fanno capire che siamo veramente arrivati, con l'ultima pedalata arrivo a vedere la tenda amorevolmente cucita dalla Mara, l'Hotel Vecchio Trippa...come direbbe un mentore che tutti conoscono..."siamo nel lusso più sfrenato"... In realtà il lusso c'è davvero, sembra impossibile, ma nell'austera semplicità del posto, riesci a trovare tutto quello che ti serve... è una avventura stupenda, ci si cambia in velocità i vestiti bagnati e si indossano i sottotuta asciutti, si dispongono gli stuoini, i sacchi a pelo...le attività sono frenetiche, si comincia a far da mangiare, sul fornelletto finisce subito una pentola con dentro due buste di riso, rispettivamente ai gamberetti e ai funghi, lo chef cucina mari e monti oggi! Come antipasto, carne e pesce secco....mmmmm...che buono...sembra di essere tornati piccoli, quando con la coperta sopra il tavolo, tu sotto giocavi agli indiani...bellissimo...oggi si ritorna un po' bambini...si mangia in silenzio, il cibo come sostentamento, come risorsa preziosa, i visi lentamente fanno vedere la loro stanchezza, non servono sonniferi per chiudere gli occhi e mettersi a dormire...prima di perdermi nell'oblio dei miei sogni, penso alle persone che sono fuori, penso a dove sono io in questo momento, penso all'impossibilità di poter sentire per le prossime ore, la voce di qualche altra persona, penso che siamo un gruppo che può contare solo sulle persone presenti, siamo soli, magicamente e terribilmente soli, nel nostro piccolo, un'avventura stupenda...sensazioni incredibili, che solo vivendole puoi assaporare e provare... Alle nove della mattina seguente la sveglia suona, il buio ovviamente regna sovrano, nella tenda una luce si accende, una colazione frugale e veloce, per poi capire come organizzare la giornata...mettiamo da parte la nostra sete di andare subito ad esplorare la parte nuova, ma decidiamo di raggiungere Sala Nera e di togliere le corde risalendo...alle dieci siamo già operativi, alleggeriti in quanto privi di sacco e riposati dalla bellissima notte trascorsa, partiamo di buona lena...arrivati sulla base del pozzo Bologna, continuiamo la strada che abbiamo lasciato il giorno prima, si inizia con una serie di saltini, tanto per riprendere confidenza, si scende in una vera e propria forra sotterranea, mancano solo le pozze dove poter jampare, passatemi il termine, l'ho da poco imparato...l'acqua è tanta e ti sembra di essere al Caneva, ed è seguendo il percorso dell'acqua che si arriva al Pozzo Ribaldone, che con i suoi quaranta metri di profondità, crea una cascata bella e poderosa...per questo motivo è stata allestita anche su questo pozzo, una teleferica dove attaccare la carrucola e spostarsi dal tiro della cascata...a differenza della teleferica presente sul Pozzo Torino, l'azione di questa è ben più marcata e lo spostamento è di parecchie decine di metri...tutto questo senza pagare il biglietto!!! Sempre più giù, sempre più profondi, quasi vorresti non finisse mai questo vagare in cerca della fine...cominci anche a renderti conto, che da queste parti non sono passate tante persone...da qui anche Giorgio stenta a ricordare la strada, siamo all'ingresso del Canyon Verde, ma facciamo fatica a capire la giusta direzione da prendere, è camminando un po', alla cieca, in questo paesaggio surreale, fatto di pareti con marcata presenza di fango verde di giunzione, sassi di crollo e soffitti perfettamente lisci, che troviamo una corda attaccata o meglio appoggiata ad un sasso...l'armo è decisamente molto, ma molto naif, con cautela lo si usa per scendere...al mio turno un pezzo di sperone si è pure staccato...sti cazzi...la ricerca del fondo diviene una ricerca vera e propria, Giorgio non ricorda i passaggi che stiamo facendo, si continua a scendere, piccoli salti ma sempre discese...fino al Pozzo Pasini, l'ultimo, davvero l'ultimo...sono sopra, gli altri già alla base, scendendo lentamente la corda, dentro di me esplode la gioia di essere arrivato qui, in fondo era una meta che avevo sempre voluto raggiungere...appoggio gli scarponi sul fondo della sala cardine, mi giro attorno e riconosco le scritte alle pareti viste solo in foto, sono lì davanti ai miei occhi e resteranno lì per sempre, a raccontare la storia di una grotta...la sensazione è di serenità, l'altimetro segna sul parziale -810 m...gran bella profondità...i nostri occhi trasmettono la gioia di essere insieme in questo momento, a fare foto, a sparare cazzate, ad attaccare la targhetta del Gruppo di Forlì...grande ragazzi...la compagnia del budello in Sala Nera...forever... Come al solito, l'oretta stimata da Giorgino per raggiungere il fondo, si è tramutata in tre ore abbondanti, mai fidarsi del Giorgio navigatore...oramai abbiamo capito che non riusciremo ne a fare il rilievo, ne tantomeno un pezzo di esplorazione, poco male vorrà dire che ritorneremo fra un mese con gli altri...ora pensiamo almeno a disarmare la progressione, un po' di corde in più al campo non fanno certo male...la squadra disarmo è formata dal sottoscritto e Giorgio, l'umore è sereno e scherzoso, la cosa più divertente che mi ha detto Giorgio durante il disarmo? "Sai Ale sei in fattore 25 su un pozzo da quaranta, stai attento"...nonostante tutto facciamo il nostro dovere, e metro su metro tutte le corde sono recuperate...Matteo e Omino Bianco, invece, si sono caricati un sacco a testa e hanno cominciato a risalire verso il campo...al campo ritroviamo gli altri due ragazzi, che non sentendosela hanno preferito rimanere a riposare...depositiamo le sacche, ci ricambiamo, un piatto di riso ancora caldo da mangiare e poi di nuovo a letto...ma forse l'adrenalina o la voglia ancora di fare, sta di fatto che a stento riesco a chiudere insieme tutti e due gli occhi, sono quasi le sei di sera, verso mezzanotte la prima squadra, secondo programma, con me in testa dovrebbe partire alla volta della lontana uscita, il resto della banda, dopo averci dato un'ora di vantaggio, alzerà le ancore e saluterà il Vecchio Trippa e la suo millenario silenzio...sta di fatto che invece pochi minuti dopo, Giorgio un po' infreddolito, cerca di capire quanti dormono e quanti no, arrivati alla conclusione che nessuno stava ronfando, si ritocca il piano di uscita, si invertono i ruoli e dopo brevi preparativi è la seconda squadra che lascia il campo e si dirige verso il Pozzo Bologna, ci salutiamo e ci diamo appuntamento fuori....al sole e al caldo!!! Noi restiamo ancora nei nostri sacchi a pelo, è passata da poco un'ora quando sentiamo la seconda libera, lontana ma nitida...ragazzi tocca a noi fuori dalle brande...in velocità sistemiamo le nostre cose, e in breve è il nostro turno di salutare l'Hotel che ci ha ben ospitati in queste ultime ore...la nostra progressione comincia lenta ma violenta, imperativo concentrarsi sul fatto, che ogni metro fatto è un metro in meno da fare...molto Zen come concetto! Le prime ore passano tranquille, ogni pozzo risalito viene archiviato e dimenticato, e poi per lo meno risalendo riesci a scaldarti un po'...arrivato in Sala Bertola raggiungo il mio obbiettivo psicologico, un sorriso di serenità mi compare sul viso, ora ho la certezza che uscirò sicuramente...il fatto che si sta risalendo, fa trascurare l'attenzione nel non bagnarsi che si aveva all'andata, la cosa la si pagherà ore dopo...faccio da battistrada e finalmente dopo tanto pellegrinare, arriviamo all'ingresso della fessura, come risucchiati da una forza invisibile, un raggio traente modello Star Trek, entriamo subito, senza esitazioni...le esitazioni arriveranno più avanti, quando davanti a certi passaggi, stanchi, cerchiamo di valutare al meglio i movimenti per non sprecare energie...ai punti cruciali, dove insomma, non conoscendo la strada ti puoi incuneare in ambienti sgraditi, aspetto gli altri...questi sono stati i momenti più difficili della grotta, il freddo si fa sentire...non riesco a far asciugare la tuta e resto bagnato, cerco di scaldarmi tenendo in mano l'acetilene staccato dal caschetto...mi abbiocco...mi sveglio solo perchè la mia faccia addormentata si è avvicinata troppo alla fiamma...comunque cinque minuti di sonno fanno miracoli, mi riprendo dal torpore delle tre di mattino, stanno arrivando anche gli altri, quasi comodo sul mio sacco, mi godo le varie imprecazioni che arrivano qualche metro addietro...In Sala Paradiso sento odore di uscita, lentamente arriviamo strisciando in Sala Cargnel e da quella alla base del Pozzo Ottantotto...Cerco di salire rapido per non far infreddolire troppo gli altri, la sgroppata è da fare solo sul primo tiro, poi riusciremo a distribuirci tranquillamente sui frazionamenti restanti...gli ultimi tratti stretti che portano alla base del Pozzo centootto, vengono affrontati con la voglia di finire di strisciare, tirarsi sui gomiti e grattare le ginocchia...decido di far salire per primo Collina meno stanco. e di farlo uscire, la strada da qui in poi è impossibile da sbagliare...rimaniamo in due, qualche sorso d'acqua e un morso a qualche cosa di commestibile e poi partenza, pedalata dopo pedalata, frazionamento dopo frazionamento, i metri percorsi diventano abbastanza, da riuscire a vedere l'attacco di partenza alzando gli occhi...è sempre bello vedere la fine del pozzo che stai risalendo!!! Una volta sopra, ci incamminiamo verso la nostra ultima fatica della giornata...le prossime saranno tenere in mano un boccale pieno di birra fresca....se poi te la serve l'Irina...arrivando nei pressi dell'immenso fondo detritico del primo pozzo, gli occhi rivedono la luce del sole, guardo in alto, delle nuvole passano veloci dal buchino della dolina...la giornata è bella, e la voglia di trovarmi sdraiato sul prato verde a sudare, mi infonde la voglia di farmi questi ultimi metri di corda...risalendo faccio maggior conoscenza col mitico Emmenthal, il viaggio verso la superficie passa sereno fra una parola e l'altra, anche le cazzate si sprecano...in fondo siamo contenti di essere quasi fuori...l'attacco di dolina, sempre più vicino, sempre più a portata...i Gracchi ci salutano a modo loro lanciando qualche sassetto, il muschio alle pareti, sinonimo di imminente arrivo...ed eccoci, il moschettone che si chiude attorno all'anello fisso in parete, un disarmo veloce e su ,su, su fino a rivedere le facce, di quei simpatici ragazzacci, nostri compagni di viaggio fino a poco tempo fa...da quel momento in poi il tempo passa a rilento, ed è un continuo di gioia, stanchezza, fame ed allegria...alla sera si finisce tutti a dormire in sede da noi con la pace nel cuore...alla mattina, prima della partenza dei ragazzi andiamo a fare colazione insieme, spero tornino presto a farci visita, per un'altra grotta o per una semplice rimpatriata, noi di sicuro a trovarli ci andiamo!!! E' in questa occasione che Matteo, sentendo i piani che abbiamo per i giorni futuri, ci chiede in maniera molto spontanea se per noi il mondo femminile esiste oppure no! Esiste, esiste, certo che esiste...ma che dire,per adesso, nell'attesa di esplorazioni fisiche sicuramente interessanti, un giorno di riposo, e poi si parte per i Piani Eterni nelle Prealpi Bellunesi a cercare l'uscita del PE10!!!

Un commento per “Un articolo bellissimo sulla Spluga della preta scritta da un mio carissimo amico Alessandro Mosconi.Io e la compagnia del budello eravamo li’”

  1. Stefano
    01:22 su ottobre 24th, 2011

    Ciao!
    Sono veramente colpito da questa pagina di diario…si vede che è scritta con tutta la passione che uno può metterci e mi sono sentito coinvolto fino all’ultimo. Era come se fossi li con voi nella grotta in alcuni punti.
    Il vostro per me è un mondo sconosciuto, ma so molto bene che cosa vuol dire raggiungere una meta che hai sempre sognato, perchè viaggio a piedi e vado in barca a vela! :)
    Complimenti davvero, continuate sempre cosi con sempre più passione e…buone buche!!! ;) )

    Stefano


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