In questa pagina troverete 2 relazioni ...la Prima di Collina , la seconda di Laura Michelon e 5 filmatini 4 tempi e 1 che racchiude le battute piu' divertenti......buon Divertimento TeoTurci 24-25 gennaio 2015 BUCO CATTIVO Progettata e programmata da un mese circa si è svolta l’uscita della CDB al buco cattivo. Inizialmente sembrava che fossimo al completo ma all’ultimo Casadei Andrea (charro) e Savorelli Matteo (trebbo) hanno declinato l’invito, e così siamo rimasti Turci Matteo (bestia), Bandini Fabrizio (omino), Belletti Fabio (l’arabo) e lo scrivente Mambelli Massimiliano (collina), per l’occasione “bestia” aveva invitato una corsista padovana, Laura, che alla fine dell’uscita è entrata a merito a far parte della cdb come prima componente rosa della comitiva. L’obbiettivo dell’uscita era impegnativo, una due giorni al buco cattivo per percorrere l’anello dei rover e fare il fondo con pernotto al campo interno, guidati ovviamente da un indigeno, Nathan, per non perdersi nella zona labirintica dei rover, che, per quanto bella per quanto poco conosciuta. La partenza fissata per sabato mattina alle sette in parrocchia evidenziava già alcune criticità immancabili in questi frangenti,” l’arabo” aveva capito ritrovo allo speleo, ma visto e considerato che siamo preparati “bestia” gli ha telefonato alle 7 meno 5 per prevenire, e cosi il primo scoglio è stato superato in scioltezza. Partenza con il pulmino della parrocchia in 5 persone da Forlì, pronto ad accogliere e raccogliere l’indigeno di Senigallia, e qui emergono altri dubbi, il pulmino procede a singhiozzo per tutto il percorso indicando velocità zero contagiri zero nonostante fossimo in autostrada in corsia centrale, ma l’importante era arrivare alla meta. Ok dopo un paio di colazioni parcheggio di fronte a Evasio (nota trattoria in centro al paese famosa a tutto il mondo speleo) puntuali alle 10 e inizia il rituale della vestizione e preparazione alla grotta, qui varie correnti di pensiero palesano la differenza di vedute che si ha della stessa situazione, “collina” “l’arabo” e Laura partono con sottotute e tute speleo e prevedono di passare il lago con mute da sub calzari e scarponi vari per il campo sacchi a pelo, materassini e amache, il tutto condito con ampie razioni di alimenti a base di forma a tocchi, cioccolata, razioni K militari e simmenthal, “omino” e “bestia” partono anche loro con sottotute e tute speleo, prevedono di passare il lago in mutande maglietta leggera e calzini e un paio di vecchie scarpe da ginnastica per la “bestia”, e sacco a pelo per il campo, con alimentazione di “nudols” liofilizzati, l’indigeno parte in mutande e tuta speleo attraversamento del lago sempre in mutande niente sacco a pelo niente amaca per il campo e un micro sacchetto di alimenti. E pensare che dobbiamo fare tutti la stessa cosa. L’avvicinamento porta via un’ora e una buona dose di energie e così ci troviamo all’ingresso alle 11 e 45 entriamo e ci dirigiamo spediti verso il campo base con l’unico dilemma del famigerato lago, giunti al quale ognuno lo affronta senza alcuna perplessità se non fosse altro che non si capiva bene se era scarso nel vestiario l’indigeno in mutande e stivali, o erano abbondante “l’arabo” e “collina” con muta integrale calzari sub e due sacchi enormi di vestiti da traghettare asciutti oltre il lago. Giunti di la dal quale “omino” “bestia” e Laura si sono cambiati mentre l’indigeno “l’arabo” e “collina” hanno proseguito fino al campo base in versione più sub che speleo. Il percorso fino al campo è di circa 40 minuti, con vari passaggi su frana e onestamente non ho mai visto nessuno in grotta in mutande e stivali ma all’età di 16 anni dell’indigeno tutto è concesso!!! Finalmente tutti al campo base verso le 16 e 30 organizziamo un po’ per il pernotto, sacchi a pelo, materassini, amache stendiamo la biancheria ad asciugare e dopo circa un’oretta di relax siamo pronti per la ripartenza, destinazione il fondo. L’indigeno procede sicuro e spedito e ora anche noi, poveri speleologi prossimi alla pensione, privati degli ingombranti sacchi del materiale da campo, dimostriamo di difenderci onorevolmente e in un batter d’occhio ci troviamo al fondo passando il Titanic, sala delle meraviglie, cunicoli meandri e saloni vari tutti uno più affascinante del precedente per concrezioni e imponenza, forse anche questo ha contribuito a far volare il tempo del percorso che in realtà è durato 4 ore. Rientrati al campo base ci accingiamo alla cena, “collina” ha sperimentato per la prima e ultima volta le razioni “k” militari acquistate in un viaggio in America nel 2004 prodotte nel 1994 ma essendo prive di scadenza ancora buone secondo me, e spero fossero avariate perché se quello è il sapore che debbono avere in origine, capisco la voglia di uccidere che hanno in guerra. “omino” parte nella cottura di tre razioni di “nudols” liofilizzati, una sorta di spaghetti cinesi a forma di vermicelli insaporiti con un dado knorr e il tutto condito con simmenthal, anche se nella busta era compreso il suo condimento, ha voluto dare un tocco personale alla ricetta originale. Subito dopo cena giungono al campo altri due indigeni, Daniele e Andrea, cenano anche loro e ci si prepara per la notte, “omino””l’arabo” Laura e Nathan nella camera 102, ovvero all’interno della tenda da campo installata fissa, mentre “collina” Daniele e Andrea nella camera 106 ovvero reparto amache all’aperto e dulcis in fundo “bestia” su un comodo materassino da spiaggia sapientemente posizionato in una zona strategica, ovvero…… dove capita, perché lui non fa mai cose a vanvera !!!! Alle 2 di notte Nathan si alza dalla 102 e va a dormire in mezzo al salone girando tutta la notte in cerca del sasso più morbido, “collina” fa un giro in bagno e tutto il resto sembra filare liscio come non mai accaduto, poi verso le 4 qualche rumore si percepisce, quando tutti la sera prima hanno assicurato di non russare, occorre ora individuare il responsabile, mentre Nathan è ancora nomade all’interno del salone in cerca del famoso sasso ortopedico. Ore 8 un sonoro rutto di “bestia” da la sveglia a tutti, anche a chi come “omino” non ha chiuso occhio tutta la notte lottando contro stillicidio di umidità in tenda, contropendenze varie che lo buttavano fuori dalla tenda e coinquilini che gli rotolavano addosso. Quelli della 106 hanno dormito dentro ai loro bozzoli, perché le amache avvolgono l’inquilino come un bozzolo fa con il bruco, senza problemi. Colazione divorata in un lampo, campo smantellato, sacchi ricomposti ore 9 e 15 siamo in attesa della guida per l’anello dei rover, tale Simone che sembra l’unico in grado di non perdersi, che arriva puntuale alle 9 e 30, e dopo un veloce saluto a tutta la comitiva altrettanto velocemente si dilegua nella direzione stabilita, ok tutti euforici per ciò che ci aspettava partiti, fatte poche decine di metri l’euforia di “collina” sparisce rendendosi conto che aveva perso la suola dello scarpone sinistro, in tutta fretta e in modo estremamente empirico con un cordino ho legato il tutto come fosse un rotolo pronto da infornare e via. Il giro dei rover indubbiamente ha un fascino difficile da descrivere a parole, gli armi sono molto teorici con corde scalzate e annodate da discendere a mano, i più sono aerei, ovvero privi proprio di qualsivoglia corda, inoltre il labirinto di sale cunicoli meandri e condotte rende difficile avere un percorso chiaro da descrivere, il tutto però è sicuramente caratterizzato da una moltitudine di concrezioni laghetti e scenari che raramente ho visto in grotte precedenti. Concluso l’anello, Simone svanisce e noi rientramo al campo per recuperare il materiale, darci una rilassata dalla frenesia che ci ha pervaso per tutto il giro e accingerci all’uscita che detto cosi sembra semplice ma che dopo tutto e da fare. Il lago da passare le strettoie in risalita, i traversi il tutto con i famigerati sacchi materiale al seguito che poco aiutano. Nonostante tutto alle 5 e 45 siamo fuori, piove, ma siamo fuori manca il percorso fino al centro del paese, è già difficoltoso per sua natura, la pioggia rende ulteriormente scivoloso e difficile la cosa, la mancanza poi della suola dello scarpone poi come ciliegina sulla torta, in un percorso, inizialmente, da una ripida scarpata da percorrere appesi a canaponi e successivamente in una discesa nel ghiaione mi sembra concluda degnamente un’uscita che dire storica mi sembra corretto. L’uscita in realtà non si è conclusa in quel momento, cambiati e resi presentabili siamo andati in pizzeria da Francesco e li abbiamo mangiato cose che voi umani non potete immaginare Collina Mercoledi 14 Gennaio ore 13.30 – suona il telefono... un messaggio del Turci. Il 24 e 25 uscita di due giorni al buco cattivo... non ho mai passato una notte in grotta e mi assalgono subito dubbi e perplessità.... al diavolo! Certe occasioni vanno prese al volo e il 23 sera sono in macchina verso Forlì. Teo mi da uno splendido benvenuto a base di piadina romagnola (che da buon romagnolo il giorno dopo si sarebbe portato in grotta!), due chiacchiere e subito dormire. Sabato, dopo le dovute presentazioni con gli altri pazzi della compagnia del budello, alle sette circa siamo in strada con il pulmino della parrocchia. Il pulmino present strane convulsioni e diagnostichiamo un principio di infarto.... non siamo sicuri di arrivare ma corriamo il rischio. Tra questi quattro speleo navigati e non propriamente esili e mingherlini io mi sento un po' una formichina!! Fortunatamente a Senigallia si unisce a noi Nathan che si avvicina un po' di più alla mia stazza... 17 anni, pieno di energie e con dei seri problemi di percezione delle temperature... maniche corte... niente sottotuta, niente sacco a pelo... forse un esquimese espatriato!!! Avvicinamento: questa grotta bisogna guadagnarsela!!! dopo un ora di ripida salita, con Fabione che sradica mezza montagna e Collina che raccatta ossi a lì e a là (non si sa mai... tutto può servire!!) verso le 12.00 entriamo. Subito mi trovo davanti ad un passaggino sul ciglio di un pozzetto di 5-6 metri e penso “ qui una cordina io ce l'avrei messa!”... bhè sarà un pensiero che farò almeno altre 30 volte durante i due giorni di progressione!. Da subito la grotta regala splendide sensazioni, bellissime concrezioni, bellissimi colori e caldo!! tanto caldo che quasi mi passa la voglia di tornare alla fredde grotte venete... Strettoie, ampi saloni, laghi, traversi... la grotta è molto varia e di certo non ci si annoia... soprattutto se devi trascinarti un sacco che pesa quasi la metà di te! Tentiamo di non farci risucchiare gli scarponi da un mare di fanghiglia (per me tentativo fallito!) e troviamo l'equilibrio per attraversare il lago senza finire completamente a mollo. Arriviamo al campo base, ci ricomponiamo e molliamo i sacchi... si riparte! Destinazione il fondo (non voglio sorvolare sul fatto che ero già mezza morta e mi sono chiesta se ne sarei uscita viva!) Senza sacchi andiamo spediti sotto la guida di Nathan l'esquimese indigeno e in men che non si dica arriviamo. Foto, video, lancio della paperella mascotte della CDB e rientriamo al campo. Per la serata si uniscono a noi altri due simpatici speleo autoctoni, Daniele e Andrea, che il giorno seguente ci accompagneranno a fare il giro dell'anello dei rover assieme ad una terzo che arriverà l'indomani verso le 9.30... Simone... un elfo che più che camminare in grotta... vola!! La notte non passa mai... cuscino in dura roccia, strani animali grotteschi sconosciuti che russano senza dignità (tutti hanno dato la colpa a Daniele ma io non ne sono ancora convinta...) e Nathan che si aggira per il campo furtivamente in cerca di pace. Dopo forse mezzora di profondo e riposante sonno facciamo colazione con le cose più disparate (mmm.... buoni i ravioli di Collina del 1994!!!) e si riparte. L'anello dei rover è uno spettacolo della natura... un tripudio di stalattiti, colonne, vele, laghetti delle mille sfumature. Il giro è impegnativo, gli armi sono fantasiosi, passaggi troppo aerei per i miei gusti... una teleferica con cui non vado molto d'accordo e arrampicate in libera alquanto azzardate.... tutto ciò comunque non ci impedisce di apprezzare quello che ci circonda e rientriamo più che soddisfatti al campo. Mangiamo gli ultimi viveri rimastaci (tutto pur di alleggerire i sacchi!!) e nominiamo Nathan uomo “spazzatura” affidandogli le “scoasse” da portar fuori. Comincia il lungo rientro con i pesanti sacchi . Passiamo i laghetti in scioltezza vestiti così come siamo e arriviamo ai traversi che ci fanno tribolare parecchio… do qualche cenno di cedimento … Teo ci sprona con i suoi rutti di incoraggiamento. Resto per ultima e Collina davanti a me cerca di darmi coraggio … proprio lui che durante il ritorno si perde una dopo l'altra le suole degli scarponi. Teo tenta di appioppargli un paio di scarpe da ginnastica vecchie e di tre numeri in meno... probabilmente all'uscita, vista la suo ottima inclinazione commerciale, gliele avrebbe fatte pagare come nuove e Collina per non rischiare le rifiuta caparbiamente! Finalmente arriviamo l'uscita... dobbiamo ancora raggiungere il pulmino. Con la pioggia e il freddo scendiamo e per la stanchezza io comincio a perdere pezzi a lì e a là ... bastoncini... cagnetta... tutto recuperato dai miei grandi compagni!. Cambiati e ripuliti mangiamo vergognosamente in pizzeria e ripartiamo sempre con il pulmino della parrocchia che non ci tradisce. Non riesco a dormire nemmeno nel pulmino... salutiamo Nathan a Senigallia e arriviamo a Forlì circa alle 23.00. All'una sono a Padova …. piena di entusiasmo e soddisfazione per questa splendida esperienza, questa splendida grotta e soprattutto questi splendidi compagni di avventura. Laura Michelon

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